Mostra di Simonetta Martini al Bigorio

Mostra di Simonetta Martini al Bigorio

Il Convento del Bigorio vi invita sabato 21 aprile alle ore 18:00 all’inaugurazione della mostra “Cantico delle Creature” dell’artista Simonetta Martini.

Introduzione dell’artista

Di seguito un’introduzione dell’artista:

La felice occasione di esporre le mie pitture nel coro della chiesa dei Cappuccini a Bigorio è per me innanzitutto un prezioso invito ad intraprendere la via più diretta che questo luogo mi suggerisce: la via della semplicità, quella che mi riporta alle origini, alla figura unica e meravigliosa di San Francesco e alle sue parole più amate, esse stesse origine poetica della nostra lingua.

Il Cantico delle Creature, che illumina di pura grazia ogni forma di vita con umiltà gioiosa e fraterna, suscita ancora in noi la potente nostalgia di quella condizione smarrita in cui l’uomo parlava al lupo, al fuoco, all’acqua, alla luna: la nostalgia pressante e urgente per ciò che, seppur continuamente respinto nel regno dell’oblio, riappare, riaffiora vivo e palpitante ad interrogarci.

E questo può l’arte: suo potere è la suggestione di un attimo, il bagliore fuggevole della bellezza, un sussulto dell’anima che si riaffaccia e ci ricorda ciò che credevamo perduto e che invece, incessantemente, bussa leggero alla porta dei nostri sogni come il viandante in cerca di un riparo.

La mostra sarà visitabile nel coro del Convento da sabato 21 aprile fino a domenica 13 maggio 2018 nei seguenti orari d’apertura: sabato dalle 15:00 alle 18:00 e domenica dalle 14:00 alle 16:30.

Opere esposte

Le opere di Simonetta Martini che verranno esposte nel coro del Convento saranno:

  • Grande Cervo Bianco, 2014, pigmenti su tela
  • Visione di Chiara, 2018, pigmenti su tela
  • Taotebaide I, 2018, china e caffè su carta
  • Taotebaide II, 2018, china e caffè su carta
  • Siamo entrambi il medesimo silenzio (titolo tratto da un verso di Chandra Livia Candiani), 2018, pigmenti su tela

Le opere esposte sono state ispirate dall’osservazione dell’antica pittura cinese taoista. I monaci pittori, erranti e folli, praticavano una profonda semplicità di vita e una vicinanza fraterna a tutte le creature, soprattutto quelle piccole e umili, come il grillo, il passero, il tenero germoglio del pisello selvatico, il filo d’erba.

Nella loro rappresentazione del paesaggio, la montagna si china verso l’acqua che ne ha scolpita la possanza con i suoi rivoli, l’acqua, con le sue onde, si innalza verso le rocce e ne assume lo slancio. Ogni forma di vita pulsa di energia divina e muta in continuazione, e il paesaggio si apre in infinite e mobili prospettive, sentieri, vie. Ho intuito una profonda vicinanza tra questi antichi monaci pittori, essi stessi poeti sublimi della natura, mistici e vagabondi, e la figura così unica e meravigliosa di San Francesco e ho cercato di comunicare questa intuizione nel dipinto con Francesco e il lupo (o la lupa).

La tela intitolata “la Visione di Chiara” mi ha fatto pensare, nei suoi colori, alle porcellane orientali. Come Chiara, la porcellana è preziosa fine e delicata, nasce dalla terra purissima e si tempra attraverso il fuoco fino a divenire estremamente forte e resistente. Quest’immagine notturna è una visione lunare, leggera e femminile.

Il termine Tebaide, luogo dell’Egitto abitato dagli eremiti fuggiti nel deserto dopo che il cristianesimo era divenuto la religione di stato, si è col tempo trasformato in sinonimo di eremitaggio, luogo solitario, ritiro contemplativo.
Ho voluto creare, in modo giocoso, degli spazi fantastici, degli universi abitati da un’energia che tutto percorre.