480 anni del Bigorio
480 anni fa, nel 1535, alcuni frati fondarono il Bigorio, il primo insediamento dei cappuccini in Svizzera. Da allora, ininterrottamente, il luogo è stato abitato dai religiosi dell’ordine di San Francesco, che da eremo lo trasformarono in convento e vi eressero la chiesa attuale, consacrata nel 1577 da san Carlo Borromeo. Negli ultimi vent’anni esso è diventato un centro di accoglienza, aperto a gruppi di studio e di riflessione, animato dalla presenza di Roberto Pasotti, frate e artista. Nel 2011 infine è sorta l’Associazione degli Amici del Bigorio, impegnata a sostenere le attività del Convento e a promuoverne di proprie.
Dopo la triste sorte del Convento cappuccino di Lugano, che per mancanza di forze e fondi nel 2014 è stato chiuso dopo 316 anni di vita, il Convento di Santa Maria del Bigorio si interroga sul suo futuro tracciando, a 480 dalla sua fondazione sulle colline della Capriasca, le linee guida per la propria sopravvivenza.
Fra i tratti distintivi del Bigorio c’è l’apertura del Convento al mondo. Non sono infatti solo i religiosi a frequentare questo luogo, anzi: le giornate di studio, i corsi di formazione e le conferenze attirano ogni anno un vastissimo pubblico al Convento. Può quindi un bene culturale avere richiamo anche per il settore dell’accoglienza ticinese? È questa una via possibile per far quadrare i conti e sopravvivere? Il Bigorio sta lavorando alacremente per il futuro.
Ad affrontare questo e altri temi e a interrogarsi sulle potenzialità di questo luogo storico sono stati Fra Roberto Pasotti, direttore del Convento, Bruno Lepori, presidente di Lugano Turismo e presidente del comitato Associazione Amici del Bigorio, Gemma Fumasoli, giornalista e membro del comitato dell’Associazione Amici del Bigorio e Luciana Pedroia, bibliotecaria responsabile della Biblioteca Salita dei Frati di Lugano.