Catalogazione e valorizzazione digitale della biblioteca del Bigorio

Catalogazione e valorizzazione digitale della biblioteca del Bigorio

Uno dei progetti più importanti che l’Associazione Amici del Bigorio ha promosso e sta portando avanti: la catalogazione informatizzata degli oltre quattromila volumi della biblioteca del Convento.

Molti di noi hanno sicuramente scritto il proprio nome sulla prima pagina di un libro, quella bianca che sta tra la copertina e l’inizio vero e proprio. Senza saperlo, abbiamo creato una cosiddetta “nota di possesso”, che significa: questo libro è mio, mi appartiene. Una analoga nota manoscritta sul frontespizio di un libro conservato al convento del Bigorio e contenente un commento ai Vangeli edito nel 1580, dice: “Jo. Antonio delli Antonij à uso della Libraria delli Padri Capucini di Milano non d’altri pregatte per lanima sua adì 27 decembre 1583”.

“Questo libro è mio, ma lo dono”

Il possessore del libro lo donava nel 1583 ai Cappuccini di San Vittore a Milano, convento demolito nel 1865 e trasformato nel carcere che esiste tuttora. Voleva che il libro fosse conservato ad uso esclusivo dei frati. Come spesso capita, aveva riposto troppa fiducia nella durata delle istituzioni. Soppresso il convento milanese, dispersi i frati e la loro biblioteca, il libro si è comunque salvato, trasferito in un convento ticinese dove ora riemerge. Questa e altre note storiche si possono ricostruire grazie al lavoro di catalogazione e valorizzazione della biblioteca del Bigorio, il più antico insediamento cappuccino della Svizzera fondato nel 1535 (www.bigorio.ch), lavoro a cui si è dato avvio all’inizio di quest’anno. Il fondo librario conta circa 4700 volumi editi in un arco cronologico che va dal XV al XIX secolo, con 30 incunaboli (libri stampati prima del 1500, quando la stampa era ancora “in cuna”) e circa 200 cinquecentine. Si tratta per la maggior parte di libri di argomento religioso, con testi e commenti biblici, vite di santi, testi di teologia (dottrinale e morale), di liturgia, di diritto canonico, di oratoria sacra, manuali ascetici, e alcuni testi di letteratura e storia. Conservati per secoli tra le mura del Convento di Bigorio, questi volumi risultano però ignoti a tutti; è un patrimonio che domanda di essere fatto conoscere, e accostato da studiosi e ricercatori. Un patrimonio da far conoscere La comunità dei Frati Cappuccini e l’Associazione Amici del Bigorio si sono impegnate nella ricerca dei fondi necessari per procedere alla catalogazione digitale di questo patrimonio librario, così da valorizzarlo, permetterne una migliore conoscenza, la consultazione da parte di studiosi e la necessaria tutela quale bene culturale. Il lavoro di catalogazione è stato affidato al Centro di competenza per il libro antico della Biblioteca Salita dei Frati di Lugano e avrà una durata di 4 anni. Attualmente le notizie bibliografiche riguardanti la biblioteca del Bigorio inserite all’interno del catalogo del Sistema bibliotecario ticinese sono 477 corrispondenti a 681 volumi e sono consultabili all’indirizzo: http://www.sbt.ti.ch/bsf/index.jsp?m=fon. Nei nuovi progetti nazionali e internazionali di catalogazione del libro antico è posta grande attenzione ai segni di provenienza, piccoli ma preziosi indizi, quali ex libris, antichi timbri, note di possesso manoscritte, segni di lettura e annotazioni. Tramite procedure di rilevamento di questi dati e grazie all’offerta delle tecnologie digitali, sono messe a disposizione informazioni fruibili per la ricerca storica, sociale, letteraria ecc. In quest’ambito sono già emerse informazioni interessanti dal lavoro svolto: la biblioteca del Bigorio si è sicuramente arricchita soprattutto con la presenza in loco di personalità molto importanti, ad esempio padre Agostino Maria d’Origlio (Lepori), che nel Settecento è il più generoso nell’arricchire il fondo librario del Bigorio come quello del convento di Lugano. Ma molti sono stati i doni di benefattori locali, i cui nomi ricorrono sui frontespizi (ad esempio l’importante lascito di Enrico Fraschina di Tesserete). I viaggi dei libri Parecchi libri sono arrivati da conventi della provincia lombarda, che hanno subìto le soppressioni napoleoniche di inizio Ottocento, cioè l’incameramento di beni ecclesiastici, sorte che ai religiosi del nostro paese toccherà alcuni decenni dopo. Dovevano esistere contatti frequenti fra le diverse case dell’ordine: sui libri del Bigorio troviamo tracce di provenienza dai conventi cappuccini soppressi di Milano (San Vittore e Maria Immacolata), Lecco, Como, Abbiategrasso, Cerro Maggiore, Casalmaggiore. Fra i libri finora catalogati non mancano quelli particolarmente significativi, interessanti per vari motivi. Scoperta recente è ad esempio quella di una grammatica latina stampata nel 1504 a Milano dal tipografo Antonio Zarotto: un manuale rivolto agli studenti e ristampato più volte, che certo era molto usato e consultato, e forse per questo motivo poco conservato (ogni nuova edizione scalza la vecchia): nei cataloghi online delle biblioteche non si riscontrano altri esemplari di questa edizione oltre a quello del Bigorio, che restituisce quindi una voce bibliografica agli annali del tipografo milanese. Merita una segnalazione anche una edizione luganese degli Agnelli che il voluminoso catalogo di padre Callisto Caldelari indica come probabile, ma di cui non si era finora trovata traccia nelle biblioteche ticinesi e italiane: le Lettere ad una monaca di Genova (1775) del vescovo di Bobbio Alfonso d’Andujar. E ci attendiamo ancora altre interessanti scoperte dal fondo librario del Bigorio.

– Luciana Pedroia – bibliotecaria